Si è svolta il 10 ottobre l’audizione ANCE in videoconferenza con la Commissione Ambiente del Senato, nell’ambito dell’esame dei disegni di legge in materia di rigenerazione urbana (DDL 29/S; DDL 761/S, DDL 863/S).
Il Il Vicepresidente ANCE Edilizia e Territorio, Stefano Betti, ha evidenziato, in premessa, che la rigenerazione urbana rappresenta il tema “guida” che ricomprende in sé tutte le sfide del futuro delle città: qualità, connessione, green, efficientamento energetico, miglioramento sismico, sostenibilità, socialità.
Obiettivi internazionali (Agenda 2030 dell’ONU e in particolare l’obiettivo 11 “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”) e obiettivi europei (consumo del suolo netto entro 2050, decarbonizzazione entro 2030, nuova direttiva sulla prestazione energetica) stanno plasmando il nuovo modello di sviluppo urbano. La pandemia ha poi accelerato i cambiamenti in atto, modificando repentinamente il nostro modo di vivere soprattutto nelle città, dove è necessario non solo un ripensamento degli spazi privati e pubblici, ma anche del loro rapporto.
In questo contesto la rigenerazione va intesa in senso ampio come rigenerazione di tutta la città e non solo di alcune parti ovvero quelle degradate, dismesse o abbandonate ed è quindi necessaria la definizione di un percorso organico, flessibile, semplice, basato su misure di agevolazione e incentivazione per l’attuazione concreta degli interventi.
Ad oggi manca una legge statale di principi che sia in grado di restituire centralità al tema della rigenerazione urbana in un rapporto di equilibrio con le normative regionali.
Pertanto, si valuta positivamente la volontà di rimettere al centro dell’Agenda parlamentare questo tema, dandogli la giusta priorità per arrivare con celerità a definire un quadro a livello nazionale di obiettivi, incentivi e semplificazioni. Qualsiasi iniziativa normativa che affronti la questione non può però prescindere dai seguenti aspetti prioritari:
Salvaguardia leggi regionali vigenti – Come evidenziato in passato dalla Conferenza delle Regioni “devono essere fatte salve tutte le normative regionali previgenti già in linea con gli obiettivi nazionali, al fine di tutelare i processi già avviati, garantendone la prosecuzione in un quadro normativo già assestato”.
Inoltre, le norme regionali più innovative dovrebbero costituire delle best practices in grado di orientare il legislatore nazionale e stimolare le regioni che attualmente hanno una arretratezza normativa che non consente di valorizzare i propri territori. Queste esperienze, mature e attuali, devono trovare conferma dei propri aspetti positivi nella nuova futura legge nazionale.
Rigenerazione urbana e contenimento del consumo di suolo – Secondo alcuni recenti dati la superficie rigenerata in Italia in dieci anni corrisponde a circa 284 chilometri quadrati (un territorio grande come Milano e Firenze), che ha dato luogo a 106,4 milioni di metri quadrati di superficie lorda riutilizzabile. Un ritratto che si accompagna a una previsione: entro il 2035 ci sarebbero i presupposti per rigenerare e valorizzare, in media, un territorio quattro volte più esteso.
Questi dati confermano il valore della rigenerazione urbana come politica finalizzata ad orientare lo sviluppo del territorio per arrivare nel 2050 ad un consumo di suolo netto pari a zero, in linea con le indicazioni dell’UE. Riduzione del consumo di suolo e rigenerazione urbana rappresentano quindi il risvolto della stessa medaglia: non è possibile raggiungere l’obiettivo europeo senza una efficace politica organica volta a rendere agevoli, diffusi ed economicamente sostenibili gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate.
Ugualmente occorre garantire un approccio equilibrato al tema dei servizi ecosistemici, intesi come tutti quei benefici che gli ecosistemi forniscono alla collettività (regolazione della CO2, del clima, delle acque; habitat per la biodiversità; approvvigionamento di cibo, materie prime; servizi ricreativi, educativi, ecc.), alla luce anche delle possibili future indicazioni che potranno arrivare a livello europeo dalla proposta di direttiva sul monitoraggio e la salute del suolo.
Le politiche rigenerative del suolo possono trovare una concreta attuazione solo se questo tema sarà accompagnato da criteri certi e chiari, auspicabilmente caratterizzati da un approccio “premiale” che favorisca gli operatori che si impegnino nella direzione del recupero e ripristino dei servizi ecosistemici.
In particolare, sulla scia di quanto previsto dalla Legge di stabilità per il 2023 che ha istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica un fondo per agevolare interventi di rinaturalizzazione dei suoli degradati o in via di degrado in ambito urbano e periurbano, occorre garantire risorse stabili e adeguate destinate alle istituzioni territoriali e ai privati, singoli o associati, che nell’ambito di interventi di rigenerazione urbana, si impegnino nella demolizione/ de-permeabilizzazione di superfici in precedenza impermeabilizzate e nel miglioramento delle condizioni del suolo per il ripristino dei servizi ecosistemici.